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Critica - 4

Salvatore Lanzafame

Al centro dello studio di Salvatore Lanzafame, tra le mattonelle sudate di colore, felici e soddisfatte; sul suo cielo grumoso e capovolto, ci sta un fusto giallo di tempera da tredici litri che teme il gelo. Sul coperchio, cinque centesimi che girano, girano, girano. Moneta non al centro. Albergano da sempre in studio. Coppia cui mai potrà essere data soluzione di continuità. In forma diversa: non si cambia. Buona Lena dice che di lì, da quel punto, si gode dell'operato. Tasselli.

CHIMICA D'ARTISTA
Tra i vari percorsi che spesso si ripetono; tra le identità, simili a distanza; tra le pratiche reiterate e i cicli con frutti sempre uguali determinati da cause precise, ci sta paziente la chimica d'artista.
"Di sicuro, c'è qualcosa di misterioso in un artista, siamo tutti sotto lo stesso Sole, la stessa pioggia, forse gli artisti possono annoverarsi tra quelli che hanno abbracciato in pieno la logica del fare, hanno eletto il progetto, l'obiettivo, la costruzione ponderata a parametro di felicità. Quelli che necessitano di un risultato concreto che venga da voli, voli e voli. Direi che l'attività di un artista contempli due dimensioni precise, entrambe distinte da amore, grande coinvolgimento emotivo. Amore per la parte costruttiva dell'opera, per la preparazione, l'elaborazione. E' questa prima fase già importante per ottenere un forte elemento alchemico, ma è necessario che si sciolga sulle basi della analisi del retroscena. Passione per ciò che è venuto fuori dal lavorio.
Parte estetica."

Ha bisogno di guardare in fondo il Lanzafame, ha bisogno di toccare la costruzione delle cose, ogni frammento da percepire, metabolizzare e infine, rendere trionfante, e legittimo su tela. Stendere la pasta, con senso.

BISOGNA VIGILARE
Attenzione e rispetto per il sotterraneo, un percorso all'indietro, ammirando l'aspetto germinale dell'opera. Come se non bastasse la veloce trasmutazione attuata dal nervo rispetto alle urla, alle domande, ai sentori più reconditi. Quest'ultimi, primordiali, inspiegabili movimenti della coscienza, dell'anima sono difficili da sondare ma, Lanzafame li blocca con un tributo unico ed irripetibile, ogni volta, assieme ad uno stile preciso, ad un'idea continua. Blocca tutto, custodisce grazie ai campi ampi, si confessa grazie alle sbavature di colore, sottolinea e si inorgoglisce tramite gli impasti naturalmente equilibrati. L'atteggiamento lirico in Lanzafame è metodo raffinatissimo: il sé da tradurre in tecnica. Delega la pittura all'Io. La responsabilità è, così grande. Non ci sono fratture tra tela ed artista. Lanzafame ha fatto il passo. La dimensione odierna l'ha raggiunta sul campo. Adesso e per sempre colmerà i cicli che il calderone dell'estro gli offrirà.

AMORE ETICO ED AMORE ESTETICO
Salvatore identifica la costruzione dell'opera quale amore etico, la condotta dell'uomo che si orienta alla conoscenza, alla buona gestione delle possibilità affidate dall'esistenza. Il lavoro, la frattura delle realtà concrete, la nascita prima e il divenire poi; metodo e interpretazione intelligente e privilegiata, forse a tratti sacrificante, della nostra posizione sulla Terra.
"A chi si ritrovi nell'operato, verosimiglianza ed attaccamento all'umile realtà, è fondamentale rinvenire nel creatore attenzione e rispetto ai basamenti della realtà."

Ecco la rovina dei tempi, la non fondatezza del potere, la perdita di orientamento per l'uomo piccolo che non contempla il costrutto, adoperandosi per appiccicarsi alle cose; l'uomo che si rifà al fatto compiuto da altri, non emancipandosi. Dietrologie. Senza linearità nel percorso, almeno tentato, ultimo grande paramento del libero arbitrio. Ma scavare è difficile, rimanendo attaccati alle pareti della voragine all'indietro; bisogna, in effetti, tenere a bada il tempo che passa, i processi di fermentazione. Discorsi imprevedibili. Salvatore Lanzafame, artista, ha imbracciato un percorso di conferme ed origini ben costruite; sebbene sia segnato da ciò che contraddistingue i nostri tempi, le nostre esperienze. L'avanguardia che pone al centro la veridicità dell'operato, che i contenuti su tela corrispondano ai voli dell'io., alle sue esigenze. Lasciando intatta e autonoma la dimensione artistica seguita dai molteplici vezzi da pennello che caratterizzano i vari modi di fare arte.
Salvatore Lanzafame ha sofferto, tra quelli che non riesce facilmente a colmare i dislivelli. Fratture da sanare con profondissime sintesi interiori, solo una parte piccola da colmare col calcolo. Chiaro risultato del faticoso corso, per Salvatore, è una stilla d'estro che non può che alimentarsi, centro ed essenza per tutto ciò che gli girerà intorno. Stilla preziosa che alimenta la vena creativa e che fedele segue sino all'esaurimento le esigenze creative che l'artista manifesta durante ogni ciclo della sua attività. Quella stilla diviene stile preciso, base unica, livello universale, l'identità dell'artista che continua comunque a svolgersi secondo tutte le trame possibili. Si è ritrovato faticosamente, non ha mentito. Senza stanze. Scommettendo sul suo cielo capovolto, sudato di colore. Arriva poi al momento in cui si gode, perché esercitare se stessi è faticoso ed il risultato è sempre e comunque pervaso da una certa grandezza. "Amore estetico".

Giuseppe Pennisi (2008).


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